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Era un piano perfetto

Ieri mattina mi sono svegliato con calma. Sara era già uscita da un pezzo chiudendosi dietro la porta di casa. Mi sono lavato, ho lavorato un po’ sul terrazzo, ho mangiato, mi sono vestito, fatto la borsa della palestra e sono andato ad aprire la porta. La serratura del nostro ingresso è composta da una manopola girevole che si apre sia da dentro che da fuori e di un nottolino con chiave.

Sara uscendo mi aveva chiuso dentro e ora per uscire avrei avuto bisogno del mio mazzo di chiavi… gia’… il mio mazzo di chiavi… il mio mazzo di chiavi che in quel momento era chiuso all’interno del cruscotto della mia auto parcheggiata 3 piani piu’ in basso.

Le soluzioni al problema a questo punto erano solo due: chiamare Sara e dirle di venirmi ad aprire oppure sfruttare la piglia centrale del terrazzo e calarsi in corda doppia. Ovviamente la decisione è stata presa in una frazione di secondo e mi sono fiondato in camera a preparare l’imbrago e la longe per la discesa. Il piano era perfetto: mi calo in doppia, apro la macchina e prendo le chiavi, poi salgo sù, rientro in casa, rimetto a posto tutto e entro in ufficio per le 9:30 in perfetto orario.

Era un piano perfetto.

La calata è stata divertente come solo la corda doppia può esserlo e mi spiace solo che  i vicini del piano di sotto non fossero in casa per gustarsi la scena, solo che una volta toccato terra mi sono accorto di aver lasciato le chiavi della macchina di sopra.

Le chiavi della macchina in casa, le chiavi della casa in macchina e io fuori da entrambe.

Era un piano perfetto, sono i particolari che mi hanno fregato.

Le guide (g)astronomiche dell’ on-site product specialist (3)

Quimper è una piccola cittadina incastrata alla confluenza di due fiumi buttata in un angolo atlantico dell’esagono francese. Come sono finito qui è storia triste lavorativa e non merita nota, ma meritano un accenno, invece, i ristoranti che ho provato per Voi.

  • Café de L’Epée: l’ambiente è carino, a metà strada tra l’antico ristrutturato in chiave moderna e  il fashion restaurant che non perde le sue radici: l’albergo omonimo soprastante pare essere uno dei piu’ antichi della zona. Purtroppo mi fanno sistemare su un trespolo con relativo tavolo alto nonostante ci fossero parecchi tavoli normali liberi e in un angolo decisamente sfigato. Il vino rosso è arrivato fuori frigo (scoprirò poi che  è cosi’ che si fa da queste parti). Ho ordinato un piatto a caso prendendo tra piatti di carne e mi han servito un polpettone semicrudo insaporito con cipolla e mostarda. Mai scelta fu più pesante. Uscito distrutto dal locale ho girato per tutto il centro città (20 minuti) nella speranza di agevolare un inizio di digestione. Fatica inutile: ho finito di processare il cibo sol il giorno dopo per l’ora di pranzo.

    Voto cibo: 3

    Voto bevande: 4
  • Le saint Co: avevo paura. Non giriamoci intorno. Ero rimasto scottato dalla polpetta in ghisa la sera prima e avevo paura. Ho scelto il locale e sono entrato ripetendomi mentalmente il mantra “O quiche o nizzarda, o quiche o nizzarda, o quiche…”, ma come a volte succede quando si è troppo sicuri di se, ho cambiato idea davanti al menu’. C’era una escaloppe con champignon che sembrava innocua e mi ci sono buttato. Questa volta  è andata bene: non mi abituero’ mai alle maledette salsine che mettono su ogni piatto, ma in fondo questo condimento fatto con anonimissimi funghetti (lo champignon d’allevamento è per definizione inutile) si è lasciato mangiare. La porzione generosa di patate al forno di contorno mi hanno bloccato sul nascere ogni velleità di dolce.
    Voto cibo: 7-
  • C’trAdi: unico avventore per tutta la serata mi sono chiesto se il locale non fosse solo una copertura per il riciclo di materiale Ikea caduto dal camion. Non fraintendetemi: il posto è davvero ben arredato unendo in maniera eclettica un arredamento da piccola osteria a sapienti tocchi svedesi e e i due gestori, lei in sala, lui ai fornelli, sono simpatici e di capaci, solo che mentre altrove bene  o male qualcuno ai tavoli ho sempre visto, qui è stato solo deserto. Ho chiesto quella che era descritta come un filetto al porto e qualcos’altro-di-non-ben-definito ed è arrivato un buffo piatto di quella che in maniera ignorante potrei chiamare nouvelle cuisine fortunatamente non ancora abbastanza nouvelle da lasciarmi con la fame: il filetto c’era tutto. C’era anche la crema al porto assieme ad un piccolo bicchiere di… ecco… credo, ma qui le papille gustative potrebbero avermi tratto in inganno, si trattasse di sorbetto alla fragola e cuore di pomodoro. Davvero. E ci stava. Aveva un senso assieme al porto e al filetto bello spesso. Purtroppo anche qui il vino rosso è stato servito appena uscito dal frigo… Buone le due creme catalene finali sia la classica vaniglia che quella Gran Marnier.
    Voto cibo: 7.5
    Voto coraggio: 8.5
    Voto bevande: 4
  • Au vieux Quimper: alla fine anche un carnivoro ogni tanto ha bisogno di carboidrati. Per l’ultima sera ho optato per una creperie tradizionale nel cuore della vecchia Quimper. Da bere, ovviamente, chiedo sidro anche se non mi fa impazzire: lo portano in caraffa e sul tavolo i bicchieri sono coppette in terracotta smaltata. Le crepes salate sono di grano saraceno e la prima è noci e Roquefort: molto buone, ma “scarna”. Ne chiedo un’altra salata che sul menu viene indicata come “La completa”: uova, formaggio, lardo. Questa volta la quantità è azzeccata e mi sento soddisfatto. Come dolce una ottima miele e mandorle (niente grano saraceno questa volta). In complesso molto soddisfacente.
    Voto cibo: 7
    Voto sidro: 5 (anche con le coppette evocative)

Faccialibro

Mi sono dis-iscritto da Faccialibro. Ho dovuto farlo perché il piacere di ritrovare amici vicini e lontani e da tempo perduti non bastava a bilanciare la sensazione, fastidiosa a pelle, di essere controllato, schedato e venduto. Ovvio che su internet non ci sia nulla veramente gratuito, e che comunque tutti i servizi si ripagano in un modo o nell’altro con pubblicità o vendita di profili, ma in Faccialibro tutto era troppo esplicito e soprattutto intrusivo.

Un esempio per tutti: è possibile creare applicazioni all’interno del framework di Faccialibro e invitare amici e conoscenti ad usarle. Nel momento in cui il conoscente accetta le condizioni e usa l’applicazione i dati personali di quest’ultimo saranno resi disponibili all’applicazione per finalità che ora non indagheremo. Di queste applicazioni ce ne sono migliaia: per una minima percentuale si tratta di giochini carini, ma la stragrande maggioranza è spazzatura.

Chiunque usi queste applicazioni può’ a sua volta invitare un conoscente. Molta gente trova divertente sperimentare queste applicazioni, selezionare le più cretine e chiamare a raccolta gli amici. Ovviamente è possibile mettere un filtro a questa marea di cazzate, ma per farlo bisogna iscriversi all’applicazione: solo cosi’ sarà possibile impedire ulteriori inviti.

Io passo la vita a cercare di difendermi dallo Spam, tra l’altro con scarsissimi risultati: non vedo perché dovrei andarmelo a cercare di persona su FB.

Cronache pakistane vol.2

(12:10:14) : I am much confusing about snmp configuration..
(12:10:22) : u have provided IOD’s
(12:11:19) : on the other hand we need community infromation to connect cp appliances to SNMP services..
(12:12:06) AndreaC: “public”
(12:12:12) : no from Local
(12:12:15) AndreaC: is the standard commu nity name
(12:12:34) AndreaC: check ///snmpagent.cfg on the backend server
(12:12:37) AndreaC: servers
(12:12:51) : what is this..?
(12:13:09) AndreaC: the community name
(12:13:21) AndreaC: the community name to access snmp services is “public”
(12:13:26) : ok
(12:13:28) AndreaC: it’s a standard setup
(12:13:43) AndreaC: cgheck the configuration files for cp snmp services on the backends
(12:13:47) : this full path should be define in snmp browser..application
(12:13:52) AndreaC: here: ///snmpagent.cfg
(12:14:00) AndreaC: no not the browser
(12:14:08) : so for what???
(12:14:10) AndreaC: on
(12:14:31) AndreaC: the file system on the backend
(12:14:49) : ext3..

Cronache pakistane vol.1

(10:56:27) : what is the user name of CCUI and password
(10:56:47) AndreaC: **/**
(11:00:47) : need attention
(11:00:49) : !
(11:00:56) AndreaC: !
(11:01:01) AndreaC: what?=
(11:01:13) : need attention!
(11:01:54) AndreaC: I’m here. Please tell me.
(11:01:58) : thanks
(11:02:16) : I am trying to login into CS UI
(11:02:26) : in the 3.1.3 test
(11:02:37) : what are the login credentials?
(11:02:41) AndreaC: **/**
(11:02:51) AndreaC: username is ‘**’ without the quotes
(11:02:59) AndreaC: password is ‘**’ without the quotes
(11:03:12) : working fine thanks
(11:03:53) AndreaC: great

Lo specchio

In Italia esiste un gruppo di persone che, unite da interessi comuni, agisce in maniera arrogante come se le regole di convivenza non ci fossero e compiono atti chiaramente illegali sicure di potersela cavare sempre e comunque davanti alla legge. Sono anche persone che non si curano del fatto che le attività illegali siano condotte alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti, probabilmente perché non gliene frega nulla e comunque la gente ha la memoria corta.

Ogni tanto (raramente) qualcuno viene preso, ma altri, in seno al gruppo, ma anche rappresentanti di altre categorie, è subito pronto a difenderli al di là di ogni ragionevole dubbio con ogni probabilità perché sanno che prima o poi potrebbe toccare a loro ed è meglio non pontificare troppo.

Non credo che gente come i tifosi del Napoli coinvolti nei casini di domenica scorsa sia poi molto diversa dalla nostra classe politica.

Learn2Play

A pensarci era cosi’ facile:

grep -v -i -e debiti -e esuberi Alitalia.txt > Alitalia.new
grep -i -e debiti -e esuberi Alitalia.txt > Alitalia.bad
cat /dev/pubblico > Alitalia.bad
sed -e 's/asset/soldi/' Alitalia.new > /dev/privati
rm Alitalia.txt

tra l’altro anche io ho ancora qualche rata del divano da pagare quindi se si potesse…

grep -v -i -e rate Divano_Andrea.txt > Divano_Andrea.bad
grep -i -e rate  Divano_Andrea.txt >> TV_Plasma_Andrea.txt
cat /dev/pubblico > Divano_Andrea.bad

sarebbe fantastico.
Grazie.