Un po’ come la guerra, anche le banche sono un male necessario. Sto per comprare casa (maggio 2005) e sono costretto a girare (almeno virtualmente) alla ricerca del “mutuo fatto su misura per me”. Che io non abbia molta stima delle banche è cosa conosciuta, ma quello che è successo ieri mi ha convinto che una cosa è essere “male necessario” e un’altra è essere “male necessario e stronzo”.
Nel momento in cui accendo un mutuo ricevo un prestito che mi impegno a risarcire con interessi: non si tratta di un’opera di bene. La banca fa soldi con i soldi. Io compero il servizio. Io sono il (potenziale) cliente. Cazzo, trattami bene.
La signorina della Banca Woolwich che mi ha chiamato ieri mi ha trattato sin dal terzo minuto di telefonata come un possibile truffatore, data la mia situazione lavorativa leggermente anomala, e quando le ho chiesto cosa ne sarebbe stato della mia richiesta se fossi ancora nella condizione di lavoratore a progetto (lo ero fino a 5 mesi fa, legittimo quindi fare domande) ha iniziato a riportarmi all’ordine con tono isterico. La telefonata si è conclusa con un’accordo vago di risentirci tra un mese (senza peraltro lasciare coordinate alla quale contattarla) ed un brusco “Buona giornata”.
Il fatto che la mia domanda o la mia situazione non le sia piaciuta è irrilevante. Ripeto: sono il potenziale cliente, cazzo, trattami bene. Un mutuo è un contratto ventennale durante il quale dovremo vederci ogni mese, signorina. Se al primo appuntamento lei mi urla nell’orecchio non iniziamo mica bene.
Anzi, con Lei non iniziamo affatto.