176

Nel microcosmo che condivide con me il numero civico non c’è posto per persone troppo normali.
Sul ciacun pianerottolo del condominio si affacciano due appartamenti. Io condivido il piano con una donna sulla cinquan-sessan-settantina, sguardo allucinato che spesso, verso le 7 del mattino, lancia, urlando, minacce di morte a un ipotetica coinquilina o a probabili parenti lontani. Chiaramente in casa non c’e’ nessun’altro se non lei.
Una delle prime volte che non l’ho incontrata stava uscendo dalla porta che ha fatto in tempo a richiudere quando mi ha sentito aprre la mia. Al giro successivo, qualche giorno dopo, ho aspettato di sentirla armeggiare con le chiavi prima di aprire e prodigarmi in un cordialissimo “Buongiorno !”. La pazza si è girata, mi ha guardato, non mi ha risposto, ha rimesso le chiavi in borsa ed è scesa con passo affrettato.

Ogni tanto la mattina, uscendo sulle scale, resto inchiodato sull’uscio da un tanfo di sigaretta marcia: è l’inquilina del quarto piano che si accende sempre la prima della giornata lungo le scale e fuma qualcosa che è ancora peggio delle Diana Rosse.

Sotto di me c’e’ il vecchio del primo piano, cieco come una talpa, che viene portato a spasso dal minuscolo cane. Sempre gentilissimo sulle scale, ma non sai mai se sta parlando con te o con la piglia alle tue spalle. “Buongiorno”. Si volta, cerca di intuire l’ombra. “Buongiorno” risponde nella mia direzione. E il cane se lo porta fuori.

Nel cortile dietro al palazzo stanno una manciata di box con saracinesca affittati a caro prezzo dai proprietari. L’intero isolato sul quale si affaccia il balcone della cucina che da su retro, assomiglia ad un grosso puzzle lasciato incompiuto con questi cubi prefabbbricati piazzati a coprire il terreno. Dei cinque parallelepipedi saracinescati che appartengono al mio palazzo, uno è usato da un vecchietto che vende fiori in via Chiesa della Salute. Il fioraio parcheggia lì il suo carretto, che ogni mattina di mercato si porta fino in piazza.
Se ho la fortuna di uscire quando lui appoggia il carretto nell’androne per aprire e chiudere il portone me ne accorgo appena sono fuori dalla porta perchè i fiori, parcheggiati temporaneamente tra le mattonelle vecchie e l’intonaco un po’scrostato, fanno in tempo a profumare la tromba delle scale mentre lui armeggia con il chiavistello.

P.S.
Quasi dimenticavo di farvi gli auguri di buon anno. Che vergogna. Quattro lettori e non li tratto neanche bene: auguri ragazzi. In uno slancio di follia vi auguro che il 2004 possa esaudire i vostri desideri, perciò state molto attenti a quel che desiderate: potrebbe avverarsi. Appena metto online le foto vi parlo anche del capodanno.

8 thoughts on “176

  1. Bruno

    Bello! Sembra “La finestra sul cortile” di ic-coc (pron: ic-coc).
    Scommetto che il cieco e la dirimpettaia pazza hanno una relazione (trad. it.: scopano)!
    E sono sicuro che il fioraio è una talpa per i ladri di prosciutti, mentre la fumatrice di Nazionali Esportazione lavora per la NSA.

    Tra l’altro, non è possibile che la pazza gridi al telefono, seppure ad ore strane?

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  2. Bruno

    Robetta, figurati che anni fa abitavo sopra un tizio che urlava “PUTTANA!!!” alla moglie a tutte l’ore, presente la figlia piccola…

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  3. Sapeka

    Prova a vederla diversamente:
    – la pazza sulla cinquan-sessan-settantina si diverte sicuramente più di noi perchè classificata come tale può permettersi di fare e dire tutto quello che vuole a differenza di noi altri, poveracci, che ci nascondiamo dietro “le cose che non si possono fare o dire e quelle che invece sono consentite”.
    – il vecchietto cieco, che invece ci vede benissimo, ti piglia per il culo e si fa delle grasse risate con il suo piccolo, adorato cane (il suo migliore amico e/o compagno
    – l’anziano fioraio ti dona una ventata di “brezze pazze” in quelli che magari potrebbero essere i soliti cantilenanti giorni…e pensa che lui ci convive con quel profumo…
    – l’inquilina del IV piano non stà fumando sigarette andate a male, ma semplicemente truccate…
    A questo punto, chi stà peggio, tu o loro?
    Scusate,forse è la peperonata…

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  4. Sapeka

    A proposito, buon anno anche a te…e vedi di caricare le foto di capodanno, sono curiosa di leggere i tuoi commenti sul week end…
    beso

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  5. Bruno

    Mi viene in mente “dimmi come”, una vecchia canzone dei Panico:
    “Un villaggio, una comunità di persone sole, che non riescono a capirsi, e che hanno paura a toccarsi”…
    I Panico erano di Torino, com’è logico.

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  6. Daniele

    Secondo me ha ragione Mary…. forse e’ il caso che fermi la signora delle sigarette “strane” e, con fare indefferente, potresti rivolgerti a lei dicendo angelicamente: “Buongiorno signora, che ottimo aroma hanno le sue sigarette, non me ne farebbe provare una?” Segue alzata ammiccante di sopracciglio…. e il gioco e’ fatto!! 🙂
    Meglio pero’ conservare la “sigaretta” offerta per la serata e non consumarla prima di mettersi alla guida….

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  7. Bruno

    Ah, la signora delle sigarette strane… La conosco… Figurati che ieri mi diceva che c’è un inquilino nel suo palazzo che prende a pugni i computer e urla “Porca puttana! Ma perché non funziona questa cazzo di applicazione di merda” eppure a casa non c’è nessuno…

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