L’inferno alle porte di Torino.

Per arrivare all’inferno c’è da fare molta coda. Le macchine, serpente interminabile di luci rosse appaiate, si muovono a passo d’uomo con il loro carico di dannati rovesciando i maledetti di serie A davanti all’ingresso, e la merce di seconda scelta lungo la strada sterrata che dalle fiamme porta in basso, al fiume.
Anche entrare non è facile: c’è una rigida selezione all’ingresso e conoscere in anticipo il Virgilio del caso non aiuta giacchè la Guida non può uscire, noi non possiamo entrare e il telefonino, nel frastuono dei gironi, è un’inutile orpello.

Quando il Mastro di Chiavi decide che è giunta l’ora entriamo ed è subito bolgia di corpi accalcati. Caldo, ressa, fumo, sudore e sorrisi snaturati dalle distanze sbagliate. Lo stanzone è grande, ma non grandissimo, e disomogeneamente farcito di anime vibranti al ritmo di un ossessivo frastuono. Ci sono angoli nei quali si può persino respirare e altri invece in cui stretti l’un l’altro come buoi si cerca un pascolo migliore in una disperata transumanza.

Tutt’intorno ragazze che altrimenti avresti detto anonime mostrano cosce e tette alzando il livello ormonale medio dello stanzone con bassi trucchi da battona di periferia: “dove sono andati i tempi di una volta, per Giunone, quando ci voleva per fare il mestiere anche un po’ di vocazione” ?.

E quindi per tutta la sera speri di trovare aria fresca, magari un po’ di musica, qualcosa da bere, al limite un’avventura. Invece ogni stato d’anima è giocoforza disilluso: all’inferno la pena più tagliente è la frustrazione della speranza, perchè non c’è aria da nessuna parte. Perchè dieci metri più in la non c’è musica migliore. Perchè anche cambiando prospettiva le facce rimangono le stesse, una uguale all’altra.

L’inferno in realtà non è in strada traforo del pino. L’inferno è un luogo dell’anima.

5 pensieri su “L’inferno alle porte di Torino.

  1. fabri

    hai espresso in maniera egregia tutte le sensazioni che sono andate avvicendandosi con il progredire della serata..
    da un lato potrei sentirmi vagamente in colpa per averti coinvolto (in buona fede s’intende) in tale serata, ma d’altro canto sono + che soddisfatto della funzione “formativa” della nottata stessa, che mi ha fatto sentire felice (fuori di li), fortunato, ricco di interessi, ideali e sfaccettature, conscio che la mia vita può andare oltre, senza necessariamente limitarsi ad una macchina che attira l’attenzione, o una vip card x l’ingresso nel paradiso dei VIP dei poveri, una ragazza al fianco della quale difficilmente si nota il viso, o una ciabatta che serve da cellulare..:-) (ma che cosa diavolo era?) Quindi riteniamoci salvi noi, e le nostre anime..(forse..)

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  2. katia

    No… Andrea.. La tua regressione procede lenta ed inesorabile. Gia’ ti vedo bicchiere con cocktail variopinto in mano, con catenozzo d’oro, camicione bianco aperto sul petto a mostrare il petto villoso alle sciampiste agghindate dell’hennessy.
    Beh, spero che il 2004 ti porti tante nuove feste delle medie e tanta bella musica, con lenti e balli della scopa.. come ai bei vecchi tempi.

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  3. Daniele

    Ma, davvero? Non ci credo… Andrea? Andrea davvero? In uno dei quei luoghi dove si sente UNZ UNZ UNZ UNZ per tutta la serata? Incredibile…. potevi chiamarmi pero’…. 🙂

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