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La figura di merda ricorsiva

Era già abbastanza triste lo scarracchio umidiccio che il Campione ha rifilato all’avversario, ma, si sa, noi italiani (navigatori, poeti, pizzaioli e teste di cazzo) riusciamo sempre a scavare una volta toccato il fondo.

Il buon gusto di un qualunque paese civile avrebbe chiesto alla delegazione italiana di mandare il nasone a casa con il cartello al collo: “Tutti provano a fare i furbi: ci ho provato anche io e mi hanno cuzzato. Fesso che sono”. E invece no: a spese mie e vostre abbiamo inviato in Portolandia il migliore avvocato difensore delle cause che non si possono perdere per salvare il salvabile.
Giulia B., di rimando, ha ripagato con una brillante linea difensiva a base di “Il Naso è dispiaciuto e profondamente pentito , “Era stato provocato”, “Il danese, in fondo, non è stato neanche beccato (?!?)” e “Era ora che il vichingo si lavasse un po'”.

La volete sapere la cosa veramente triste? Ha avuto ragione lei: gli han dato il minimo della pena.

A pensar male si fa peccato…

Tra due giorni iniziano gli europei di calcio e qualunque notizia sarà meno importante dello stato di forma di Totti: l’inizio di questa settimana era l’ultimo momento buono per tirar fuori qualche allegro coniglio dal cilindro prima delle europee. Io che non voglio far peccato (o perlomeno non questo tipo di peccato) non voglio pensare male e mi congratulo con il Presidente del Consiglio per la riuscitissima operazione militare che ha permesso la liberazione degli ostaggi italiani.

La cima delle montagnette

La gita, questa volta, è di due giorni ed il primo prevede una lunga tappa di avvicinamento: la meta per la sera è il ristorante “L’oste d’Oc” e il trucco per arrivare a Pietraporzio senza impiegarci una vita è evitare il centro di Cuneo: “Non seguire biecamente la traccia e alzare la testa ogni tanto; ogni tanto consultare la cartina”. Il discorso vale anche sulla strada asfaltata, ovviamente.

Il mattino dopo, a questo punto dell’anno parlare di orario di sveglia è solo un lento rigirare di coltello, inizia la parte aerobica dell’esperienza scialpinistica. Camminiamo all’ombra in un vallone per un tratto talmente lungo che ormai riesco a imaginarmi la meta: una splendida vetta ombreggiata. Quando arriviamo al sole è solo per scoprire che fa caldo, ma questo non è un grosso problema. Almeno per il momento.

In fondo al vallone il pendio si fa abbastanza ripido e la soluzione più sana, ci dicono, è mettere gli sci in spalla per una manciata di metri. La gita procede, poi, seguendo un tracciato abbastanza lungo anche se il dislivello non è doloroso, ma noi comuni mortali sentiamo, chi più chi meno, l’onere della peperonata della sera prima. C’e’ un gruppo di strani personaggi , invece, che non pare toccato da questo problema e arriva felice in vetta con smodato anticipo.

La vetta è stretta e lunga e l’unico modo per arrivarci è lasciare gli sci qualche metro più in basso e salire a piedi. Non c’e’ posto per tutti, ma c’e’ il tempo per una foto e poi ci si prepara a scendere che il tempo stringe e il sole scalda. La neve infatti è quel che è e le povere gambine ne risentono non poco.

Gli ultimi metri li percorriamo scivolando lentamente cercando di sfruttare fino alla fine la poca neve rimasta a valle sino al punto in cui non ha piu’ senso proseguire e conviene avviarsi verso la macchina con gli sci a spalle.
Là dove ormai il bianco è un ricordo e tutto quel che passa sotto gli sci sono aghi di pino misti a pappetta bianca, rimangono scolpite nella roccia le parole di Monica “Ce n’e’ ancora, ce n’e’ ancora!” qualche metro prima di finire teneramente abbracciata ad un larice.

La multa e l’enalotto

Il 6 aprile scorso, dopo aver girato a vuoto per un venti minuti attorno al mio luogo di lavoro, ho parcheggiato l’auto in divieto di sosta. Lo so, Padre, ho peccato. Gli “Angeli della Municipale” mi hanno giustamente punito appiopandomi una una multa che io ho messo in tasca e incautamente dimenticato. D’altra parte l’evento di qualche giorno dopo mi aveva ingiustamente fatto pensare di essere in credito con quella parte di universo che ha a che vedere con le quattro ruote. L’intento, comunque, era quello di pagare entro una sessantina di giorni passando in tabaccheria e sfruttando la comoda schedina da dare in pasto alle lotto-macchinette.

Stamattina sono passato in tabaccheria e ho avuto conferma della bananicità della nostra Repubblica.
Il modulo per pagare in automatico è stato stampato male percui nessuna delle macchinette riesce veramente a leggerlo: i tabaccai (tutti) devono compilare il modulo a mano. La partita di moduli sbagliati è in giro da parecchi mesi e ancora non se ne vede la fine.
Il tempo a disposizione per pagare questo tipo di multa è di dieci giorni, quindi mi tocca una mora.
Non c’e’ modo di pagare questa mora sul momento, infatti trascorsi i dieci giorni i pezzi di carta in mio possesso non servono piu’ a niente: deve arrivare a casa una seconda multa equivalente alla prima piu’ mora e spese di notifica stampata su un’altro foglietto simil-enalotto a sua volta illeggibile.
Nel frattempo posso solo aspettare.
Buona banana a tutti.

Vi sono mancato?

Mi sono preso una settimana di ferie.
Via in sardegna verde a gironzolare in moto su strade ritorte con vista sul mare. Peccato per il tempo che avrebbe potuto esser più clemente e meno ventoso.
Per farmi perdonare vi regalo questo pezzettino di memoria. Una piccola canzone d’amore.

Cake – Italian Leather Sofa

She doesn’t care whether or not he’s an island
She doesn’t care just as long as his ship’s coming in
She doesn’t care whether or not he’s an island
They laugh they make money
He’s got a gold watch
She’s got a silk dress and healthy breasts
that bounce on his Italian leather sofa.
She doesn’t care whether or not he’s a good man
She doesn’t care just as long as she still has her friends
She doesn’t care whether or not he’s an island
they laugh, they make money
He’s got a gold watch
She’s got a silk dress and healthy breasts
That bounce on his Italian leather sofa
She’s got a serrated edge
that she moves back and forth
It’s such a simple machine she doesn’t have to use force
When she gets what she wants,
she puts the rest on a tray in a ziplock bag

…in the freezer
She doesn’t care whether or not he’s an island
She doesn’t care just as long as his ship’s coming in
She doesn’t care whether or not he’s an island
They laugh, they make money
He’s got a gold watch
She’s got a silk dress and healthy breasts
that bounce on his Italian leather sofa

Sospello la triste – parte seconda

Inutile incazzarsi troppo: succede a tutti prima o poi, vivendo in città, di ritrovarsi una mattina l’auto con il vetro rotto e senza autoradio. Il punto è che c’e’ modo e modo.
Questo, per esempio, non è certo il modo giusto di scassinare un’auto e accanirsi sullo sportellino dell’air-bag, in compenso, è da figli di puttana.
Il frontalino, chiaramente, era in casa. Tutto questo casino, quindi, per portarsi via una decina di CD masterizzati (conservo ovviamente gli originali a casa) e basta.
Qui ci starebbe bene una tirata in stile Alex Drastico sul fatto che quei CD resteranno sempre e comunque i miei CD, che tu potrai ascoltarli, ti potranno piacere o non piacere, li potrai usare come sottopiatti o posacenere, ma resteranno sempre i miei fottutissimi CD; e se solamente una delle maledizioni che ti ho tirato stamattina si avvera anche solo parzialmente, sappi che al primo ascolto verrai colto da un leggero fastidio intestinale, prima che il primo brano finisca penserai che forse è meglio andare in bagno, ma ormai è tardi perchè uno squarcio di incontinenza deretana ti coglierà con un boato mentre cerchi inutilmente di aprire la porta del cesso rimasta inspiegabilmente chiusa dall’interno.
Amen. Finirà così.
Tu con un dolore incredibile rannicchiato su te stesso a cagare verde.
E nessuno intorno.

Faccia di velluto

Sappiamo tutti che giorno è oggi e quindi la notizia che Google ha pronto un superservizio di mail con 1Gb di spazio gratis per tutti non mi ha colto di sorpresa. Come bonus vi allego anche questo link , che di questi tempi puo’ sempre tornar utile: offerta di un posto di lavoro sulla luna.

Anche quelli dell’ietf (come spesso accade da qualche anno a questa parte) hanno tirato fuori la loro baggianata, ma quella di quest’anno è particolarmente azzeccata: si tratta di un RFC con le specifiche di un futuribile protocollo di conoscenza globale da usarsi per interferire in attività presunte illegali degli utenti su Internet.

Colgo l’occasione per segnalarvi un paio di classici: il documento “Y10K and Beyond” del 1999 e la follia del “Protocollo delle scimmie infinite” (2000) per la creazione di tutta l’opera di Shakespeare (o al limite un buon programma televisivo) tramite l’interazione di un numero infinito di scimmie e macchine da scrivere.

La prima regola

La prima regola del blograduno è: non si parla del blograduno.
La seconda regola del blograduno è: non si parla del blograduno.
La terza regola del blograduno è: non importa quanto sorridi nelle foto, avrai sempre comunque una faccia da fesso.
La quarta regola è: trovati un nick (pezzente) che sei l’unico con il cognome sul cartellino.
La quinta regola è: parla anche con altri bloggers e non solo con gli amichetti portati da casa.
La sesta regola è: nella prima sala si urla, nella seconda si parla.
La settima regola è: il blograduno va avanti finchè deve andare avanti.
L’ottava e ultima regola è: se questa è la tua prima volta ad un blograduno, devi bloggare.

Il treno e il fumo

Inserisco la traduzione letterale del messaggio della mia amica Celia di Toledo che vive e lavora a Madrid.
Ho tradotto letteralmente tutto quello che ha scritto, nonostante i toni un po’ forti, perchè si percepisca lo sgomento e la rabbia della gente “normale”, che vive, lavora e che subisce la conseguenze di ciò che altri hanno deciso.
Credo che se già non lo siamo, anche noi dovremmo essere spaventati.

From: Celia
To: Fabrizio
Subject: Re: fabri

Bueno tío, muy fuerte. Imagino que ya te habrás
enterado. El atentado fue obra del terrorismo
islámico. El sábado llamaron a la radio para anunciar
que habían dejado una cinta de video, en la que
aparece el máximo responsable de Alcaeda en Europa
anunciando tres operaciones: “el tren de la muerte” en
España, “El humo negro” en Italia, y otra operación en
EEUU.
El caso es que fue horroroso, Madrid y toda España se
volcó en las manifestaciones del sábado, mientras que
el gobierno no paró de mentir y de ocultar datos. Y
por todo esto y por habernos metido en una guerra que
nadie quería, ayer se llevaron la mayor derrota que se
ha vivido en las elecciones de España. El PSOE ha
ganado las elecciones y el PP se hunde en la mierda.
No se juega con la libertad de las personas y Aznar y
compañía tienen que asumir las consecuencias. Que se
jodan.
España vuelve a ser de izquierdas y lo más importante
Zapatero va a retirar las tropas de Irak y se acabó el
despotismo y la mentira. Todo el mundo espera que el
nuevo gobierno no nos falle.

E’ stato molto pesante. Immagino che avrai saputo.
L’attentato è stato opera del terrorismo islamico. Il sabato hanno chiamato la radio per annunciare che avevano lasciato una cassetta video, nella quale appare il massimo responsabile di Al Qaeda in Europa che annuncia tre operazioni: “Il treno della morte” in Spagna, “Il fumo nero” in Italia, ed un’altra operazione in EEUU. La situazione è stata orribile. Madrid e la Spagna tutta si sono rovesciate nelle manifestazioni di sabato, mentre il governo ha continuato a mentire e ad occultare dati.
E per tutto questo nonchè per esserci messi in una guerra che nessuno voleva, ieri hanno subìto la più cocente sconfitta che si sia mai vissuta nelle elezioni spagnole.
Il PSOE ha vinto le elezioni e il PP affonda nella merda. Non si gioca con la libertà delle persone e Aznar e compagnia bella devono affrontarne le conseguenze. Che si fottano.
La Spagna torna ad essere di sinistra, e ciò che è più importante è che Zapatero ritirerà le truppe dall’Iraq, e che il dispotismo e la menzogna siano finiti.
Tutti speriamo che il nuovo governo non ci deluda.

La terza uscita

La sveglia è alle 5 come ogni domenica di gita. A quell’ora la vestizione è automatica e ogni movimento pesante: non c’è caffè che tenga. Fuori dal portone incontro due ragazzi che tornano dal sabato sera da leoni: hanno lo sguardo un po’ spento, proprio come il mio. Loro pero’ stanno per andare a dormire.
Dieci minuti di tangenziale sotto il cielo nuvoloso e sono all’appuntamento. Salgo sul bus, distinguo a malapena la meta annunciata all’altoparlante, poi mi lascio cullare dall’autostrada per un’oretta. Apro gli occhi di fronte ad un mezzo miracolo: in zona G.S.Bernardo le nuvole si diradano e il cielo è libero: in qualche modo pare che gli organizzatori abbiano azzeccato la gita. Esperienza ancestrale o fortuna sfacciata? E’ irrilevante, il risultato è quel che conta: sono le 9 e si parte seguendo un vallone all’ombra che ci porta fin dentro un bosco dove la neve caduta da poco regala paesaggi da cartolina. Salendo ci lasciamo alle spalle gli alberi e ritroviamo il sole che fa in tempo a bruciacchiarmi un po’ prima di scomparire dietro una nuvola nevicosa. Con quattro fiocchi di neve in caduta libera e nuvole sparse a coprire il panorama arriviamo alla meta. Da lassù non si vede un granchè. L’unico lato positivo è che, per una volta, riesco ad evitare la figura dell’ignorante (-“Andrea, come si chiama quella grossa montagna bianca?” -“Uhm… non saprei: stai forse cercando di aiutarmi?”)

Dopo un’essenziale quanto efficace pausa condita da carne in scatola, bevanda al vago gusto di thè e vasodilatatore a base di distillato di canna da zucchero leggermente invecchiato, torniamo verso valle leggeri ed eleganti. Precisi e puliti. Scivolando dolcemente sulla neve soffice. Probabilmente una mandria di una settantina di mucche impazzite in discesa libera sarebbe passato più inosservato.

L’ultima lezione della giornata la regala il ritorno in pullman: il posto giusto dove sedere per poter degustare la maggior quantità di torte è a monte della Diga Vittorio, non a valle.